Giurista italiano. Laureatosi in Giurisprudenza a Napoli, nel 1840 vi
aprì una scuola di Diritto. Nel 1848 fu eletto deputato al Parlamento
napoletano, ma in seguito alla reazione borbonica subì persecuzioni e si
rifugiò dapprima a Genova e in seguito a Londra e a Parigi, dove conobbe
i maggiori esponenti del Liberalismo italiano in esilio, fra cui G. Pepe e V.
Gioberti. Venne condannato a morte in contumacia. Nel 1852 si stabilì a
Torino, dove pubblicò il
Commentario del codice di procedura civile
per gli stati sardi (1855-63). Dopo la spedizione garibaldina, tornò
a Napoli, ricoprendo alcune cariche di Governo. Fu eletto deputato del Regno per
le prime quattro legislature, e dal 1862 al 1864 fu ministro di Grazia e
Giustizia nei Governi Farini e Minghetti. Fra le sue opere:
Sulla pena di
morte (1862);
Relazione sul progetto di codice civile;
Relazione
sul progetto di codice di procedura civile (1863);
Della corte di
cassazione (1875) (Tricase, Lecce 1812 - Napoli 1879).